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      I Drųidi non ergčvano, come gli Etruschi, i loro altari in suntuosi recinti di cittā consacrate, ma nei recessi di vietate selve; e non volgčvano la religione a sollievo ed ammaestramento della vita, ma col terrore di secrete dottrine tramandate da bocca a bocca, e con riti crudeli, incatenāvano i pōpoli a una prima forma d'improgressiva civiltā. Immolāvano vėttime umane; ora ardendo vivi i proscritti e i prigionieri entro masse di fieno e di legna, disposte a qualche forma di simulacri colossali (fœni colosso... defixo ligno. Strab.), ora consegnāndoli a furibonde sacerdotesse, che li scannāvano sopra certe caldaie di rame, e ne raccogličvano in nefande pātere il sangue. Altre maghe, tutte dipinte di nero, scapigliate, nude, con faci in mano, celebrāvano riti notturni; altre, che si chiamavano le Sene, facčvano vita solitaria sugli scogli del mare, pronunciando nel furore delle tempeste temuti orācoli. Le vite si redimčvano col sacrificio d'altre vite; e i Drųidi ne facčvano mercato coi guerrieri arricchiti dalla vittoria; onde nelle selve sacre si accumulāvano grandi tesori, che giacčvano all'aperto custoditi dal terrore del luogo o sommersi nelle temute aque dei sacri stagni (en hieraîs límnais. Strab.). Tutta la dottrina druėdica instillava il disprezzo della morte; e teneva le menti cosė fisse nel pensiero d'un'altra vita in tutto sėmile alla terrena, che alcuni dāvano a prčstito, con patto d'čssere pagati nell'altro mondo. Alla morte dei capitani si abbruciāvano col cadāvere i cavalli; e talora i seguaci prediletti (servi et clientes quos ab iis dilectos esse constabat, unâ cremabantur.


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Notizie naturali e civili su la Lombardia
di Carlo Cattaneo
1844 pagine 107

   





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