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      - Quando Amìlcare venne in Italia, altri Cisalpini lo seguìrono; altri seguìrono Magone sbarcato a Gènova; altri seguìrono Annìbale in Africa, e morìrono a Zama. Venuta la pace, ancora un venturiero africano adunava sul Po quarantamila guerrieri, distruggeva Piacenza, assediava Cremona, cadeva con tutti i suoi. Un'altra battaglia si perdeva sul Mincio per nemicizia dei Cenòmani; in un'altra perìvano più di quarantamila Insubri; restàvano sul campo centinaja di bandiere, centinaja di carri da battaglia, splèndide collane d'oro (Liv.); Como era presa con ventotto castella de' suoi monti; un'altra giornata si combatteva sotto Milano; tre esèrciti romani insanguinàvano ad un tempo la valle del Po; la resistenza era indòmita; più volte le legioni vènnero conquise e trucidate; ma parèvano risurgere dai sepolcri; e omài rimanèvano agli esàusti Cisalpini solo i vecchj e i fanciulli. Ma quando Scipione entrò, con insegne spiegate, a mèttere i coloni romani in possesso delle divise campagne, i supèrstiti delle 112 tribù de' Boi non rèssero all'amaro cordoglio, si mòssero in turba, e varcate le Alpi Nòriche, si dispèrsero nelle selve del Danubio. Fra l'eccidio dei Senoni e la dispersione de' Boi, la stirpe degli Insubri sopravisse (Senones... deleverunt... Boios ejecerunt... Insubres etiam nunc existunt. Strab.).
      La guerra arse ancora negli Apennini Lìguri; la conquista di quel palmo di terra costò più di quella dell'Asia; Roma, non sapendo come mutar l'ànimo di quegli uòmini indòmiti, ne trasportò quarantamila in Apulia.


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Notizie naturali e civili su la Lombardia
di Carlo Cattaneo
1844 pagine 107

   





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