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      Galeazzo assediava Pavìa. L'austero agostiniano Jàcopo de' Bussolati esortò i cittadini a non lasciarsi cadere in dominio d'un prìncipe. Quando li ebbe accesi delle sue calde parole, aperte le porte da terra e dal fiume, li guidò ad assalir le bastite nemiche, e le navi sul Ticino e sul Po. Vincitore, rivolse la voce contro i Beccarìa, troppo più potenti che non la legge in quella città; i cittadini gli si strìnsero intorno armati; egli elesse venti tribuni; e quando ogni tribuno gli ebbe condutto cento armati, intimò l'esilio ai Beccarìa, distrusse le loro case. - In un nuovo assedio, colle gioje offerte in sacrificio da tutte le donne, comprò i soccorsi dal Monferrato, liberò la città. - Ma in un terzo assedio, involto fra la pestilenza e il tradimento, infine si arrese; assicurò il destino altrùi, solo per sè nulla stipulando; ma Galeazzo perdonò i suoi errori alla purità de' suoi costumi, e generosamente gli impose di ritirarsi in un convento.
     
     
      XXVII.
     
      Il più grande dei Visconti fu quel Gian Galeazzo, che primo si chiamò Duca, ed ebbe l'ànimo di porre le fondamenta del nuovo Duomo, la più miràbile delle costruzioni cristiane; nè pago di ciò, vi aggiunse quell'altra meraviglia della Certosa di Pavìa. - Il venturiero Giovanni d'Armagnac comparve a quei tempi sotto Alessandria con diecimila cavalli e molte fanterìe, e insultò Jàcopo dal Verme chiuso nella fortezza. Ma il valoroso capitano lo avviluppò, lo disfece, e in pochi giorni prese l'esèrcito e il condottiero, che ferito, e accorato di tanta ignominia, morì. Galeazzo pervenne a dominare trentadùe città, fra cui Gènova, Pisa, Siena, Perugia, Assisi, Nocera, Spoleto, Bologna, Parma e Piacenza, la Terraferma Vèneta fino a Feltre e Cividale, tutte le pianure del Piemonte; era quasi il regno dei Longobardi, ma pieno di ricchezze e di vita.


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Notizie naturali e civili su la Lombardia
di Carlo Cattaneo
1844 pagine 107

   





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