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      Gli Spagnoli la dičdero ai Francesi; e i Francesi, tre anni dopo averla inutilmente straziata, la rčsero ai Včneti; ai quali, benchč piena d'armi e di spėriti generosi, rimase fedele per poco meno di tre sčcoli (an. 1787).
     
     
      XXXVI.
     
      Fra tante sventure, Māntova sola era un'ėsola di pace e di sicurezza. Fin dai tempi della lega lombarda (an. 1188) Pitentino aveva costrutto la diga di Porto, sollevando le aque del lago a difesa e salubritā; e aveva aperto colla chiusa di Govčrnolo un fācile accesso alle navi del Po: Māntova, pėccola Venezia, resisteva per due mesi ad Ezzelino, che si vendicō estirpando le vigne e uccidendo i contadini. Stava alla difesa il visconte Sordello di Gōito, quegli che da giovinetto, appresa in Provenza l'arte del trovatore, spargeva per l'Italia versi d'amore, e bersagliava d'ardite sirventi i prėncipi neghittosi; nč l'amore della bella Cunizza sorella del crudele Ezzelino lo faceva infedele alla sua cittā. Il suo senno vi calmava l'ire cittadine; sventava i tradimenti; insegnava ai Mantovani a chiųdere in serraglio la campagna a ponente della cittā, onde inondarla a piacimento, e costrėngere i nemici a troppo vasta linea d'assedio. Māntova fu dunque un asilo, ove molti cercāvano sicurtā, māssime dopo che Pinamonte Bonacolsi, capitano del pōpolo, prese ad abbellirla. Ma quando Passerino, fāttosi oppressore de' suoi guelfi, ebbe rinovata la tragedia d'Ugolino, facendo morir di fame, nella torre di Castellaro, Francesco Pico e i suoi figli, i signori di Gonzaga, entrati in cittā coi Veronesi travestiti, uccisero il tiranno, divčnnero capitani del pōpolo.


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Notizie naturali e civili su la Lombardia
di Carlo Cattaneo
1844 pagine 107

   





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