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      La terra non ha quasi valore, se non come spazio su cui si esèrcita l'òpera dell'uomo, e officina quasi del coltivatore; e il paesano è quasi sempre padrone della sua gleba; o almeno livellario perpetuo; con altri patti le vigne e gli oliveti ritornerèbbero ben presto selva e dirupo. Mentre una parte della famiglia vi suda, e alleva all'amore del suolo nativo la pòvera prole; un'altra parte scende al piano ad esercitarvi qualche mestiere; o si sparge trafficando oltremonte, e riporta alla famiglia i risparmj, che le danno la forza di continuare la sua lutta colla natura e colla povertà. Un distretto di questa fatta conta tante migliaja di proprietarj quante sono le famiglie; ma la ricchezza non viene dal suolo, e vi s'investe come frutto delle arti o del tràffico. Laonde si vede una singolar mistura di costumi rusticali e d'esperienza mondana, l'amore del lucro e l'ospitale cordialità, la facilità di saper vìvere in terra straniera, e l'inestinguìbile affetto di paese, che presto o tardi fa pensare al ritorno. - In alcuni monti la possidenza privata è ancora un'eccezione; il commune possiede vastamente i pàscoli e le selve e le aque e le miniere; nè basta sempre l'esser nato da gente nata in paese; ma bisogna appartenere ai patrizj del commune, agli originarj. Senza avvedersi, essi consèrvano ancora una communanza, la quale rimonta alle genti cèltiche; appena ha fatto luogo qua e là al possesso romano; e non mai sofferse vera signorìa feudale, ma onorò solo negli antichi conti e capitani il nome del prìncipe e l'autorità delle leggi.


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Notizie naturali e civili su la Lombardia
di Carlo Cattaneo
1844 pagine 107