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      Dissi perpetuamente inerte; poiché, a prossima nostra memoria, alcune genti si estinsero o si confusero con altre e si sommersero in esse, prima d'avere, in migliaia d'anni, superato colla propria mente quell'infinito limite il quale è concesso anche al discernimento istintivo degli animali.
      La natura aveva già stabilito fra una gente e l'altra una disparità di condizioni, secondo la disparità delle cose utili o nocive e dei luoghi e dei climi. Le singole genti nelle singole loro patrie non potevano avvedersi se non di ciò ch'ella vi avesse posto.
      La presenza di certi frutti ovviamente alimentari e di certi animali o più mansueti o più feroci, il complesso d'una terra e d'un clima, d'una flora e d'una fauna, dettavano adunque agli aborigeni una serie d'atti d'attenzione, coordinata alla serie delle più immediate necessità; e tanto quivi inevitabile quanto impossibile altrove.
      E così li aborigeni dovevano costituire nelle singole regioni native le singole parti d'una superficiale analisi, dispersa a frammenti su tutta la terra abitata. La rimanente natura giacque inosservata e indistinta. Era pel genere umano come s'ella non fosse.
      Quanto alla società, comunque isolata e misera, questi singoli frammenti d'osservazione dovevano nel suo seno sopravivere all'individuo. Ciò che l'infante, per necessità di convivenza e per cieca imitazione, apprendeva, dovevagli apparire come l'ordine necessario, ed unico possibile, della vita. Così nasceva la tradizione, - involontaria, spontanea, irriflessiva, - ma imperiosa già fin d'allora com'essa è tuttavia per noi.


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Psicologia delle menti associate
di Carlo Cattaneo
pagine 74