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      Signori, ho tentato dimostrare come l'origine delle idee non sia così semplice come la natura dell'intelletto, né si possa spiegare colla sola natura dell'intelletto. Essa mi pare come un arbore che vive bensì di vita sua propria, ma che per vivere deve tenere le radici nella terra e stendere i rami sovra un consorzio sociale.
      Non mi sembra probabile l'idea generalmente diffusa che l'idea madre della pastorizia dovesse regolarmente precedere l'idea madre dell'agricultura; il che implica che dovessero nascere distinte e separate. Una tribù poteva tanto trovare nella sua patria la palma o il frumento o il riso, se la natura gliene aveva fatto il dono, come poteva trovarvi la pecora o il bove. Una sola di codeste utili specie animali o vegetabili bastava per inaugurarvi la vita pastorale o l'agricola o entrambe. L'uomo che avesse incontrato in qualche romita valle un gregge vagante nella primitiva libertà, aveva solo a pensare: quel gregge è mio; difenderlo dalle fiere e dai nemici, soccorso dal vigile cane che lo seguiva per godere le reliquie del macello. Ma ciò non impediva di continuare a raccogliere come prima i frutti selvaggi o alcun grano o legume. E ad iniziare con alcuno di questi la vita agricola, bastava che nella secolare esperienza della sua tribù fosse giunto a discernere in quella pianta il seme, che caduto nel fango risurgeva in novella pianta.
      Ma l'elemento pastorale era più efficace alla propagazione delle scoperte perché più mobile. I mansueti e gregarii animali erano disposti da natura a seguir l'uomo da luogo a luogo e anche a trasportarlo.


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Psicologia delle menti associate
di Carlo Cattaneo
pagine 74