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      E i vincoli che tenevano il Menabrea alla stretta dipendenza dell’Herz erano tali che questi s’era già valso di lui per ottenere un’onorificenza nella legion d’onore!
      Rivolgersi al Menabrea in condizioni simili per chiedere - a lui! - le notizie sul decorando e sui meriti, era non solo, lo si vede, una brutta commedia e una solenne sconvenienza, ma era un mettere senza scrupolo il Menabrea nel più penoso conflitto di coscienza tra gli obblighi del suo ufficio e i suoi obblighi personali di gratitudine! Ah, come qui si sentono i metodi della casa!
     
      Eppure qui io debbo dire una parola in difesa del Menabrea - e a me, deputato, il pronunciarla è dovere - perché il cinico crudele aggrapparsi delle difese crispine al Menabrea stava per costringere me a chiedere in pubblico severo conto della condotta di quest’ultimo.
      È vero! il Menabrea vecchio soldato, devoto al re e al suo paese, benemerito per servigi antichi, illustre nell’armi e nella scienza, fu a Parigi sopraffatto pur egli dal contagio che semina tante rovine morali, ed ebbe la disgrazia di mettersi in urto coi rigidi doveri della sua posizione e del suo nome. Venuti a galla gli scandali del Panama e il nome dell’Herz, il Menabrea, cavaliere dell’Annunziata, il capo d’anno ‘93 non comparve ai ricevimenti in Quirinale.
      Ma nella sua anima di soldato, la lotta, a cui disgrazie domestiche contribuirono, dovette essere dolorosa: e messo alle strette da Crispi a dover riferire su di Herz, davanti alla indelicata richiesta - non poté dimenticarsi interamente di essere soldato, gentiluomo ed ambasciatore italiano.


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Lettera agli onesti di tutti i partiti
di Felice Cavallotti
1895 pagine 82

   





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