Pagina (80/82)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Oggi a lui basta un paio di documenti falsi da leggere alla Camera.
      In altri tempi gli bastava anche meno: quando il 15 giugno 1867 vituperò nella Camera Bettino Ricasoli, accusandolo - egli! - d’aver rubato il danaro pubblico per pagar le elezioni e la stampa, e fu messo a dovere da Giuseppe Biancheri e da Nino Bixio che lo sferzò a sangue, Francesco Crispi invitato a produr prove, rispose che per gli uomini politici e per le assemblee politiche basta per prova “il convincimento morale”!
      Quando più tardi nel 1868 volle accusare tutta la Destra di ladroneccio e di concussione, fece rubare, per danaro, nel cassetto di Paulo Fambri, segretario della Camera, dal noto Burei, le di lui carte, tra cui la lettera di suo cognato Brenna, che conteneva due parole sole, diversamente interpretabili a piacere “facciamo quattrini”. E con quelle due sole parole mise l’incendio in Camera, denunciò la Destra alla pubblica vendetta, scatenò lotte tremende, si eresse Minosse inesorabile.
      Io non ho i metodi di Francesco Crispi: non vado a rubare nei cassetti degli altri e non mando - e quando l’odio politico osò accusarmi di qualcosa di simile, feci ciò che fa un galantuomo - trascinai l’accusatore in tribunale - lo ammisi alle prove - gli abbandonai alla luce del sole la mia vita intera - lo feci, con due sentenze solenni, condannare.
      Io non ho i metodi di Crispi - non rubo documenti - non li sottraggo agli archivii della Consulta - non credo che bastino, come a Crispi, due documenti falsi o due parole di una lettera privata per accusare chicchessia.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Lettera agli onesti di tutti i partiti
di Felice Cavallotti
1895 pagine 82

   





Camera Camera Bettino Ricasoli Giuseppe Biancheri Nino Bixio Francesco Crispi Destra Paulo Fambri Camera Burei Brenna Camera Destra Minosse Francesco Crispi Crispi Consulta Crispi Francesco Crispi Crispi