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      Cosí missomi a lavorare, il ditto Francesco mi donò una casa per tanto quanto io stavo in Siena; e quivi ridussi il mio fratello e me, e attesi a lavorare per molti mesi. Il mio fratello aveva principio di lettere latine, ma era tanto giovinetto che non aveva ancora gustato il sapore della virtú, ma si andava svagando.
     
      IX. In questo tempo il cardinal de' Medici, il qual fu poi papa Clemente, ci fece tornare a Firenze alli prieghi di mio padre. Un certo discepolo di mio padre, mosso da propia cattività, disse al ditto cardinale che mi mandassi a Bologna a 'mparare a sonare bene da un maestro che v'era, il quali si domandava Antonio, veramente valente uomo in quella professione del sonare. Il Cardinale disse a mio padre che, se lui mi mandava là, che mi faria lettere di favore e d'aiuto. Mio padre, che di tal cosa se ne moriva di voglia, mi mandò: onde io, volonteroso di vedere il mondo, volentieri andai. Giunto a Bologna, io mi missi allavorare con uno che si chiamava maestro Ercole del Piffero, e cominciai a guadagnare: e intanto andavo ogni giorno per la lezione del sonare, e in breve settimane feci molto gran frutto di questo maladetto sonare; ma molto maggior frutto feci dell'arte dell'orefice, perché, non avendo aùto dal ditto cardinale nissuno aiuto, mi missi in casa di uno miniatore bolognese, che si chiamava Scipione Cavalletti; stava nella strada di nostra Donna del Baraccan; e quivi attesi a disegnare e a lavorare per un che si chiamava Graziadiogiudeo, con il quali io guadagnai assai bene.


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
pagine 536

   





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