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      -. E nel medesimo ardire voltosi a me, disse: - Entra in bottega e fa come tu hai detto, che le tue mane dicano quel che tu sei -: e mi dette a fare un bellissimo lavoro di argento per un cardinale. Questo fu un cassonetto ritratto da quello di porfido che č dinanzi alla porta della Retonda. Oltra quello che io ritrassi, di mio arricchi'lo con tante belle mascherette, che il maestro mio s'andava vantando e mostrandolo per l'arte, che di bottega sua usciva cosí ben fatta opera. Questo era di grandezza di un mezzo braccio in circa; ed era accomodato che serviva per una saliera da tenere in tavola. Questo fu il primo guadagno che io gustai in Roma; e una parte di esso guadagno ne mandai a soccorrere il mio buon padre: l'altra parte serbai per la vita mia; e con esso me ne andavo studiando intorno alle cose antiche, insino a tanto che e' danari mi mancorno, che mi convenne tornare a bottega a lavorare. Quel Battista del Tasso mio compagno non istette troppo in Roma, che lui se ne tornň a Firenze. Ripreso nuove opere, mi venne voglia, finite che io le ebbi, di cambiate maestro, per esser sobbillato da un certo Milanese, il quale si domandava maestro Pagolo Arsago. Quel mio Firenzuola primo ebbe a fare gran quistione con questo Arsago, dicendogli in mia presenza alcune parole ingiuriose, onde che io ripresi le parole in defensione del nuovo maestro. Dissi ch'io era nato libero, e cosí libero mi volevo vivere, e che di lui non si poteva dolere; manco di me, restando aver dallui certi pochi scudi d'accordo; e come lavorante libero volevo andare dove mi piaceva, conosciuto non far torto a persona.


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
pagine 536

   





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