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      Subito che partito io mi fui, corsono i padri e i figliuoli agli Otto, e quivi dissono che io con armata mano gli avevo assaliti in su le botteghe loro, cosa che mai piú in Firenze s'era usata tale. E' signori Otto mi fecion chiamare; onde io comparsi; e dandomi una grande riprensione e sgridato, sí per vedermi in cappa e quelli in mantello e cappuccio alla civile; ancora perché li avversari mia erano stati a parlare a casa a quei Signori a tutti in disparte, e io, come non pratico, a nessun di quelli Signori non avevo parlato, fidandomi della mia gran ragione che io tenevo; e dissi, che a quella grande offesa e ingiuria che Gherardo mi aveva fatta, mosso da còllora grandissima, e non gli dato altro che una ceffata, non mi pareva dovere di meritare tanta gagliarda riprensione. Appena che Prinzivalle della Stufa, il quale era degli Otto, mi lasciassi finir di dire ceffata, che disse: - Un pugno e non ceffata gli desti -. Sonato il campanuzzo e mandatici tutti fuora, in mia difesa disse Prinzivalle agli compagni: - Considerate, signori, la semplicità di questo povero giovane, il quale si accusa di aver dato ceffata, pensando che sia manco errore che dare un pugno; perché d'una ceffata in Mercato Nuovo la pena si è venticinque scudi, e d'un pugno poco o nonnulla. Questo è giovane molto virtuoso, e mantiene la povera casa sua con le fatiche sua, molto abundante; e volessi Idio che la città nostra di questa sorta ne avessi abundanzia, sí come la n'ha mancamento.
     
      XVII. Era infra di loro alcuni arronzinati cappuccetti, che mossi dalle preghiere e male informazioni delli mia avversari, per esser di quella fazione di fra Girolamo, mi arebbon voluto metter prigione e condennarmi a misura di carboni: alla qual cosa il buon Prinzivalle attutto rimediò. Cosí mi fece una piccola condennagione di quattro staia di farina, le quali si dovessimo donare per elemosina al monasterio delle Murate.


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
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