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      Finita che l'ebbi, partitomi, mi messi a fare un picolo modellino di cera, mostrando per esso come doveva da poi tornar fatta l'opera; e portatolo a vedere a madonna Porzia detta, essendo alla presenza quella gentildonna romana, che prima dissi, l'una e l'altra grandemente satisfatte delle fatiche mie, mi feceno tanto favore, che mosso da qualche poco di baldanza, io promissi loro, che l'opera sarebbe meglio ancora la metà che il modello. Cosí messi mano, e in dodici giorni fini' il detto gioiello in forma di giglio, come ho detto di sopra, adorno con mascherini, puttini, animali e benissimo smaltato; in modo che li diamanti, di che era il giglio, erono migliorati piú della metà.
     
      XX. In mentre che io lavoravo questa opera, quel valente uomo Lucagnolo, che io dissi di sopra, mostrava di averlo molto per male, piú volte dicendomi che io mi farei molto piú utile e piú onore ad aiutarlo lavorar vasi grandi di argento, come io avevo cominciato. Al quale io dissi, che io sarei atto, sempre che io volessi, a lavorar vasi grandi di argento; ma che di quelle opere che io facevo, non ne veniva ogni giorno da fare; e che in esse opere tali era non manco onore che ne' vasi grandi di argento, ma sí bene molto maggiore utile. Questo Lucagnolo mi derise dicendo: - Tu lo vedrai, Benvenuto; perché allora che tu arai finita cotesta opera, io mi affretterò di aver finito questo vaso, il quale cominciai quando tu il gioiello; e con la esperienza sarai chiaro l'utile che io trarrò del mio vaso, e quello che tu trarrai de il tuo gioiello -. Al cui io risposi, che volentieri avevo a piacere di fare con un sí valente uomo, quale era lui, tal pruova, perché alla fine di tale opere si vedrebbe chi di noi si ingannava.


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
pagine 536

   





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