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      Lucagnolo, che gli pareva mill'anni di accostare il suo cartoccio al mio, subito giunto in bottega, presente dodici lavoranti e altri vicini fattisi innanzi, che desideravano veder la fine di tal contesa, Lucagnolo prese il suo cartoccio con ischerno ridendo, dicendo: - Ou! ou - tre o quattro volte, versato li dinari in sul banco con gran rumore: i quali erano venticinque scudi di giuli, pensando che li mia fussino quattro o cinque scudi di moneta: dove che io, soffocato dalle grida sue, dallo sguardo e risa de' circunstanti, guardando cosí un poco dentro innel mio cartoccio, veduto che era tutto oro, da una banda del banco tenendo gli occhi bassi, senza un romore al mondo, con tutt'a dua le mane forte in alto alzai il mio cartoccio, il quali facevo versare a modo di una tramoggia di mulino. Erano li mia danari la metà piú che li sua; in modo che tutti quegli occhi, che mi s'erano affisati a dosso con qualche ischerno, subito vòlti a lui, dissono: - Lucagnolo, questi dinari di Benvenuto per essere oro, e per essere la metà piú, fanno molto piú bel vedere che li tua -. Io credetti certo, che per la invidia, insieme con lo scorno che ebbe quel Lucagnolo, subito cascassi morto: e con tutto che di quelli mia danari allui ne venissi la terza parte, per esser io lavorante - ché cosí è il costume: dua terzi ne tocca a il lavorante e l'altra terza parte alli maestri della bottega - potette piú la temeraria invidia che la avarizia in lui, qual doveva operare tutto il contrario, per essere questo Lucagnolo nato d'un contadino da Iesi.


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
pagine 536

   





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