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      Di questo alquanto spaventato, mi cominciai a pigliare certi piaceri, come mi dittava l'animo, pure causati da qualcosa che io dirò. Perché io me ne andavo il giorno della festa volentieri alle anticaglie, ritraendo di quelle or con cera or con disegno; e perché queste ditte anticaglie sono tutte rovine, e infra quelle ditte ruine cova assaissimi colombi, mi venne voglia di adoperare contra essi lo scoppietto: in modo che per fuggire il commerzio, spaventato dalla peste, mettevo uno scoppietto in ispalla al mio Pagolino, e soli lui e io ce ne andavamo alle ditte anticaglie. Il che ne seguiva che moltissime volte ne tornavo carico di grassissimi colombi. Non mi piaceva di mettere innel mio scoppietto altro che una sola palla, e cosí per vera virtú di quella arte facevo gran caccie. Tenevo uno scoppietto diritto, di mia mano; e drento e fuora non fu mai specchio da vedere tale. Ancora facevo di mia mano la finissima polvere da trarre, innella quale io trovai i piú bei segreti, che mai per insino a oggi da nessuno altro si sieno trovati; e di questo, per non mi ci stendere molto, solo darò un segno da fare maravigliare tutti quei che son periti in tal professione. Questo si era, che con la quinta parte della palla il peso della mia polvere, detta palla mi portava ducento passi andanti in punto bianco. Se bene il gran piacere, che io traevo da questo mio scoppietto, mostrava di sviarmi dalla arte e dagli studii mia, ancora che questo fussi la verità, in uno altro modo mi rendeva molto piú di quel che tolto mi aveva: il perché si era, che tutte le volte che io andavo a questa mia caccia, miglioravo la vita mia grandemente, perché l'aria mi conferiva forte.


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
pagine 536

   





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