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      In questo modo accadde la cognizione infra Luigi Pulci e me; dove, passato di molti anni, in quel modo mal condotto mi si scoperse a Roma, pregandomi che io lo dovessi per l'amor de Dio aiutare. Mossomi a compassione per le gran virtú sua, per amor della patria, e per essere il proprio della natura mia, lo presi in casa e lo feci medicare in modo, che per essere a quel modo giovane, presto si ridusse alla sanità. In mentre che costui procacciava per essa sanità, continuamente studiava, e io lo avevo aiutato provveder di molti libri sicondo la mia possibilità; in modo che, cognosciuto questo Luigi il gran benifizio ricevuto da me, piú volte con parole e con lacrime mi ringraziava, dicendomi che se Idio li mettessi mai inanzi qualche ventura, mi renderebbe il guidardone di tal benifizio fattoli. Al quale io dissi, che io non avevo fatto allui quello che io arei voluto, ma sí bene quel che io potevo, e che il dovere delle creature umane si era sovvenire l'una l'altra; solo gli ricordavo che questo benifizio, che io gli avevo fatto, lo rendessi a un altro che avessi bisogno di lui, sí bene come lui ebbe bisogno di me; e che mi volessi bene da amico, e per tale mi tenessi. Cominciò questo giovane a praticare la Corte di Roma, nella quale prestò trovò ricapito, e acconciossi con un vescovo, uomo di ottanta anni, ed era chiamato il vescovo Gurgensis. Questo vescovo aveva un nipote, che si domandava misser Giovanni: era gentiluomo veniziano. Questo ditto misser Giovanni dimostrava grandemente d'essere innamorato delle virtú di questo Luigi Pulci, e sotto nome di queste sue virtú se l'aveva fatto tanto domestico, come se fussi lui stesso.


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
pagine 536

   





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