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      Questo si domandava Iacopo dello Sciorina, ma della Barca in Roma, perché teneva una barca che passava il Tevero infra Ponte Sisto e Ponte Santo Agnolo. Questo maestro Iacopo era persona molto ingegnosa, e aveva piacevoli e bellissimi ragionamenti: era stato in Firenze già maestro di levare opere a' tessitori di drappi. Questo uomo era molto amico di papa Clemente, il quale pigliava gran piacere di sentirlo ragionare. Essendo un giorno in questi cotali ragionamenti, si cadde in proposito e del Sacco e dell'azione del Castello: per la qual cosa il Papa, ricordatosi di me, ne disse tanto bene quanto immaginar si possa; e aggiunse, che se lui sapeva dove io fussi, arebbe piacere di riavermi. Il detto maestro Iacopo disse che io ero a Firenze; per la qual cosa il Papa gli commesse che mi scrivessi che io tornassi allui. Questa ditta lettera conteneva che io dovessi tornare al servizio di Clemente, e che buon per me. Quelli giovani che eran quivi alla presenza, volevano pur sapere quel che quella lettera conteneva; per la qual cosa, il meglio che io potetti, la nascosi: dipoi iscrissi al ditto maestro Iacopo pregandolo, che né per bene né per male in modo nessuno lui non mi scrivessi. Il ditto, cresciutogli maggior voglia, mi scrisse un'altra lettera, la quale usciva tanto de' termini, che se la si fussi veduta, io sarei capitato male. Questa diceva che, da parte del Papa, io andassi subito, il quali mi voleva operare a cose di grandissima importanza; e che, se io volevo far bene, che io lasciassi ogni cosa subito, e non istessi a far contro a un papa, insieme con quelli pazzi arrabbiati.


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
pagine 536

   





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