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      mondo; e disse che mi aveva confessato e assoluto; di poi aggiunse, dicendo a l'arcivescovo di Capua, che mandassi per me e che mi domandassi se sopra a quel caso bisognava altro, che di tutto mi assolvessi, che gnene dava intera autorità, e di piú mi facessi quante carezze quanto e' poteva. Mentre che io me ne andavo con quel maestro Iacopino, curiosissimamente mi domandava che serrati e lunghi ragionamenti erano stati quelli che io avevo aúti col Papa: la qualcosa come e' m'ebbe dimandato piú di dua volte, gli dissi che non gnene volevo dire, perché non eran cose che s'attenessino allui; però non me ne dimandassi piú. Andai a fare tutto quello che ero rimasto col Papa; di poi, passato le due feste, lo andai a visitare: il quale, fattomi piú carezze che prima, mi disse: - Se tu venivi un poco prima a Roma, io ti facevo rifare quella mia dua regni, che noi guastammo in Castello; ma perché e' le son cose, dalle gioie di fuora, di poca virtú, io ti adopererò a una opera di grandissima importanza, dove tu potrai mostrare quel che tu sai fare. E questo si è il bottone del peviale (il quale si fa tondo a foggia di un tagliere, e grande quanto un taglieretto, di un terzo di braccio): in questo io voglio che si faccia un Dio Padre di mezzo rilievo, e in mezzo al detto voglio accomodare questa bella punta del diamante grande con molte altre gioie di grandissima importanza. Già ne cominciò uno Caradosso, e non lo finí mai; questo io voglio che si finisca presto, perché me lo voglio ancora io godere qualche poco; sí che va', e fa' un bel modellino -. E mi fece mostrare tutte le gioie; onde io affusolato subito andai.


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
pagine 536

   





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