Pagina (115/536)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
     
      XLVI. Ancora lavoravo in bottega di quel Raffaello del Moro sopraditto. Questo uomo da bene aveva una sua bella figlioletta, per la quale lui mi aveva fatto disegno adosso; e io, essendomene in parte avveduto, tal cosa desideravo, ma in mentre che io avevo questo desiderio, io non lo dimostravo niente al mondo; anzi istavo tanto costumato, che i' gli facevo maravigliare. Accadde, che a questa povera fanciulletta gli venne una infermità innella mana ritta, la quale gli aveva infradiciato quelle dua ossicina che seguitano il dito mignolo e l'altro accanto al mignolo. E perché la povera figliuola era medicata per la inavvertenza del padre da un medicaccio ignorante, il quale disse che questa povera figliuola resterebbe storpiata di tutto quel braccio ritto, non gli avvenendo peggio; veduto io il povero padre tanto sbigottito, gli dissi che non credessi tutto quel che diceva quel medico ignorante. Per la qual cosa lui mi disse non avere amicizia di medici nissuno cerusici, e che mi pregava, che se io ne conoscevo qualcuno, gnene avviassi. Subito feci venire un certo maestro Iacomo perugino uomo molto eccellente nella cerusia; e veduto che egli ebbe questa povera figlioletta, la quale era sbigottita perché doveva avere presentito quello che aveva detto quel medico ignorante, dove questo intelligente disse che ella non arebbe mal nessuno e che benissimo si servirebbe della sua man ritta, se bene quelle dua dita ultime fussino state un po' piú debolette de l'altre, per questo non gli darebbe una noia al mondo.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
pagine 536

   





Raffaello Moro Iacomo