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      Il ditto misser Giovanni non disse nulla in sin che la ditta figliuola non fu maritata, la qual cosa fu in ispazio di parecchi mesi. Attendevo con gran sollecitudine a finire l'opera mia e servire la zecca, ché di nuovo mi commisse il Papa una moneta di valore di dua carlini, innella quale era il ritratto della testa di Sua Santità, e da rovescio un Cristo in
      sul mare, il quale porgeva la mana a San Pietro, con lettere intorno che dicevano: "Quare dubitasti?". Piacque questa moneta tanto oltramodo, che un certo segretario del Papa, uomo di grandissima virtú, domandato il Sanga, disse: - Vostra Santità si può gloriare d'avere una sorta di monete, la quale non si vede negli antichi, con tutte le lor pompe -. A questo il Papa rispose: - Ancora Benvenuto si può gloriare di servire uno imperatore par mio, che lo cognosca -. Seguitando la grande opera d'oro, mostrandola spesso al Papa, la qual cosa lui mi sollecitava di vederla, e ogni giorno piú si maravigliava.
     
      XLVII. Essendo un mio fratello in Roma al servizio del duca Lessandro, al quale in questo tempo il Papa gli aveva procacciato il ducato di Penna; stava al servizio di questo Duca moltissimi soldati, uomini da bene, valorosi, della scuola di quello grandissimo signor Giovanni de' Medici, e il mio fratello in fra di loro, tenutone conto dal ditto Duca quanto ciascuno di quelli altri piú valorosi. Era questo mio fratello un giorno doppo desinare in Banchi in bottega d'un certo Baccino della Croce, dove tutti quei bravi si riparavano: erasi messo in su una sedia e dormiva.


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
pagine 536

   





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