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      Tornando a quella che io feci nel sepulcro del mio fratello, era la branca del lione, e in cambio del giglio gli feci una accetta in mano, col campo di detta arme partito in quattro quarti; e quell'accetta che io feci, fu solo perché non mi si scordassi di fare le sue vendette.
     
      LI. Attendevo con grandissima sollecitudine a finire quell'opera d'oro a papa Clemente, la quale il ditto Papa grandemente desiderava, e mi faceva chiamare dua e tre volte la settimana, volendo vedere detta opera, e sempre gli cresceva di piacere: e piú volte mi riprese quasi sgridandomi della gran mestizia che io portavo di questo mio fratello; e una volta in fra l'altre, vedutomi sbattuto e squallido piú che 'l dovere, mi disse: - Benvenuto, oh! i' non sapevo che tu fussi pazzo; non hai tu saputo prima che ora, che alla morte non è rimedio? Tu vai cercando di andargli drieto -. Partitomi dal Papa seguitava l'opera e i ferri della zecca, e per mia innamorata mi avevo preso il vagheggiare quello archibusieri, che aveva dato al mio fratello. Questo tale era già stato soldato cavalleggieri, di poi s'era messo per archibusieri nel numero de' caporali col bargello; e quello che piú mi fece crescere la stizza, fu che lui s'era vantato in questo modo, dicendo: - Se non ero io, che ammazzai quel bravo giovane, ogni poco che si tardava, che egli solo con nostro gran danno tutti ci metteva in fuga -. Cognoscendo io che quella passione di vederlo tanto ispesso mi toglieva il sonno e il cibo e mi conduceva per il mal cammino, non mi curando di far cosí bassa impresa e non molto lodevole, una sera mi disposi a volere uscire di tanto travaglio.


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
pagine 536

   





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