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      Tenendo in casa un cane peloso, grandissimo e bello, il quale me lo aveva donato il duca Lessandro, se bene questo cane era buono per la caccia, perché mi portava ogni sorta di uccelli e d'altri animali che ammazzato io avessi con l'archibuso, ancora per guardia d'una casa questo era maravigliosissimo. Mi avenne in questo tempo, promettendolo la stagione innella quale io mi trovava, innell'età di ventinove anni, avendo preso per mia serva una giovane di molta bellissima forma e grazia, questa tale io me ne servivo per ritrarla, a proposito per l'arte mia: ancora mi compiaceva alla giovinezza mia del diletto carnale. Per la qual cosa, avendo la mia camera molto apartata da quelle dei mia lavoranti, e molto discosto alla bottega, legata con un bugigattolo d'una cameruccia di questa giovane serva; e perché molto ispesso io me la godevo; (e se bene io ho aùto il piú legger sonno che mai altro uomo avessi al mondo, in queste tali occasioni de l'opere della carne egli alcune volte si fa gravissimo e profondo); sí come avvenne, che una notte in fra l'altre, essendo istato vigilato da un ladro, il quale sott'ombra di dire che era orefice, aocchiando quelle gioie disegnò rubarmele, per la qual cosa sconfittomi la bottega, trovò assai lavoretti d'oro e d'argento: e soprastando a sconficcare alcune cassette per ritrovare le gioie che gli aveva vedute, quel cane ditto se gli gettava a dosso, e lui con una spada malamente da quello si difendeva; di modo che piú volte il cane corse per la casa, entrato innelle camere di quei lavoranti, che erano aperte per esser di state.


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
pagine 536

   





Lessandro