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      Alle qual parole il Papa disse che mi voleva dar cosa di molta maggiore importanza. Risposi a Sua Santità, che mi dessi quella piccola, intanto, per arra. Cacciandosi a ridere, disse che era contento, ma che non voleva che io servissi, e che io mi convenissi con li compagni mazzieri di non servire, dando loro qualche grazia, che già gli avevano domandato al Papa, qual era di potere con autorità riscuotere le loro entrate. Ciò fu fatto. Questo mazziere mi rendeva poco manco di dugento scudi l'anno di entrata.
     
      LVI. Seguitando appresso di servire il Papa or di un piccolo lavoro or di un altro, m'impose che io gli facessi un disegno di un calice ricchissimo; il quale io feci il ditto disegno e modello. Era questo modello di legno e di cera; in luogo del bottone del calice avevo fatto tre figurette di buona grandezza tonde, le quale erano la Fede, la Speranza, e la Carità; innel piede poi avevo fatto a conrispondenza tre storie in tre tondi di basso rilievo: che innell'una era la natività di Cristo, innell'altra la resurressione di Cristo, innella terza si era San Pietro crocifisso a capo di sotto; che cosí mi fu commesso che io facessi. Tirando inanzi questa ditta opera, il Papa molto ispesso la voleva vedere; in modo che, avvedutomi che Sua Santità non s'era poi mai piú ricordato di darmi nulla, essendo vacato un frate del Piombo, una sera io gnene chiesi. Al buon Papa non sovvenendo piú di quella ismania che gli aveva usato in quella fine di quella altra opera, mi disse: - L'ufizio del Piombo rende piú di ottocento scudi, di modo che se io te lo dessi, tu ti attenderesti a grattare il corpo, e quella bell'arte che tu hai alle mane si perderebbe, e io ne arei biasimo -. Subito risposi che le gatte di buona sorte meglio uccellano per grassezza che per fame: - Cosí quella sorte degli uomini dabbene che sono inclinati alle virtú, molto meglio le mettono in opera quando egli hanno abundantissimamente da vivere; di modo che quei principi che tengono abundantissimi questi cotali uomini, sappi Vostra Santità che eglino annaffiano le virtú: cosí per il contrario le virtú nascono ismunte e rognose; e sappi Vostra Santità, che io non lo chiesi con intenzione di averlo.


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
pagine 536

   





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