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      Attesi sollecitamente a finire il rovescio del Moisè.
     
      LXXII. In questo mezzo il Papa si ammalò; e, giudicando i medici che 'l male fussi pericoloso, quel mio avversario, avendo paura di me, commise a certi soldati napoletani che facessino a me quello che lui aveva paura che io non facessi allui. Però ebbi molte fatiche a difendere la mia povera vita. Seguitando fini' il rovescio afatto: portatolo su al Papa, lo trovai nel letto malissimo condizionato. Con tutto questo egli mi fece gran carezze, e volse veder le medaglie e e' conii; e faccendosi dare occhiali e lumi, in modo alcuno non iscorgeva nulla. Si messe a brancolarle alquanto con le dita; di poi fatto cosí un poco, gittò un gran sospiro e disse a certi che gl'incresceva di me, ma che se Idio gli rendeva la sanità, acconcerebbe ogni cosa. Da poi tre giorni il Papa morí, e io, trovatomi aver perso le mie fatiche, mi feci di buono animo, e dissi a me stesso che mediante quelle medaglie io m'ero fatto tanto cognoscere, che da ogni papa, che venissi, io sarei adoperato forse con miglior fortuna. Cosí da me medesimo mi missi animo, cancellando in tutto e per tutto le grande ingiurie che mi aveva fatte Pompeo; e missomi l'arme indosso e accanto, me ne andai a San Piero, baciai li piedi al morto Papa non sanza lacrime; di poi mi ritornai in Banchi a considerare la gran confusione che avviene in cotai occasione. E in mentre che io mi sedeva in Banchi con molti mia amici, venne a passare Pompeo in mezzo a dieci uomini benissimo armati; e quando egli fu a punto a rincontro dove io era, si fermò alquanto in atto di voler quistione con esso meco.


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
pagine 536

   





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