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      In questo tanto il ditto messer Giovanni fece mettere in ordine da desinare, e tutti di compagnia mangiammo: la quale era, insieme con il ditto messer Giovanni, un certo misser Lodovico da Fano, messer Antonio Allegretti, messer Giovanni Greco, tutte persone litteratissime, messer Annibal Caro, quale era molto giovane; né mai si ragionņ d'altro a quel desinare, che di questa brava faccenda. E piś la facevan contare a quel Cencio, mio servitorino, il quale era oltramodo ingegnoso, ardito e bellissimo di corpo: il che tutte le volte che lui contava questa mia arrabbiata faccenda, facendo l'attitudine che io faceva, e benissimo dicendo le parole ancora che io dette aveva, sempre mi sovveniva qualcosa di nuovo; e spesso loro lo domandavano se egli aveva ałto paura: alle qual parole lui rispondeva, che dimandassino me se io avevo ałto paura; perché lui aveva ałto quel medesimo che avevo ałto io. Venutomi a noia questa pappolata, e perché io mi sentivo alterato forte, mi levai da tavola, dicendo che io volevo andare a vestirmi di nuovo di panni e seta azzurri, lui e io; che volevo andare in processione ivi a quattro giorni, che veniva le Sante Marie, e volevo il ditto Cencio mi portassi il torchio bianco acceso. Cosķ partitomi andai a tagliare e' panni azzurri con una bella vestetta di ermisino pure azzurro e un saietto del simile; e allui feci un saio e una vesta di taffettą, pure azzurro. Tagliato che io ebbi le ditte cose, io me ne andai dal Papa; il quale mi disse che io parlassi col suo messer Ambruogio; che aveva dato ordine che io facessi una grande opera d'oro.


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
pagine 536

   





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