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      In un tratto io mi risenti', e chiamai Felice, che presto presto cacciassi via quel vecchio che mi dava noia. Il quale Felice volse mandare per maestro Francesco, e io dissi che non mandassi e che venissi quivi da me, perché quel vecchio subito si partiva e aveva paura di lui. Accostatosi Felice a me, io lo toccavo e mi pareva che quel vecchio infuriato si scostassi; però lo pregavo che stessi sempre da me. Comparso maestro Francesco, disse che mi voleva campare a ogni modo, e che non aveva mai veduto maggior virtú in un giovane, a' sua dí, di quella; e dato mano allo scrivere, mi fece profumi, lavande, unzioni, impiastri e molte cose inistimabile. Intanto io mi risenti' con piú di venti mignatte al culo, forato, legato e tutto macinato. Essendo venuto molti mia amici a vedere il miracolo de il resuscitato morto, era comparso uomini di grande importanza e assai; presente i quali io dissi che quel poco de l'oro e de' danari, quali potevano essere in circa ottocento scudi fra oro, argento, gioie e danari, questi volevo che fussino della mia povera sorella che era a Firenze, quale aveva per nome monna Liperata; tutto il restante della roba mia, tanto arme quanto ogni altra cosa, volevo fussino del mio carissimo Filice, e cinquanta ducati d'oro piú, acciò che lui si potessi vestire. A queste parole Filice mi si gittò al collo, dicendo che non voleva nulla, altro che mi voleva vivo. Allora io dissi: - Se tu mi vuoi vivo, toccami accotesto modo, e sgrida a cotesto vecchio, che ha di te paura -. A queste parole v'era di quelli che spaventavano,conosciuto che io non farneticavo, ma parlavo a proposito e in cervello.


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
pagine 536

   





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