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      desideravo di arrivare in Italia, desideroso di morire in Italia e non in Francia.
     
      XCIX. Passato che noi avemmo li monti del Sanpione detto, trovammo un fiume presso a un luogo domandato Indevedro. Questo fiume era molto largo, assai profondo, e sopra esso aveva un ponticello lungo e stretto, sanza sponde. Essendo la mattina una brinata molto grossa, giunto al ponte, che mi trovavo innanzi a tutti, e conosciutolo molto pericoloso, comandai alli mia giovani e servitori che scavalcassino, menando li lor cavalli a mano. Cosí passai il detto ponte molto felicemente, e me ne venivo ragionando con un di quei dua franzesi, il quale era un gentiluomo: quell'altro era un notaro, il quale era restato a dietro alquanto, e dava la baia a quel gentiluomo franzese e a me, che per paura di nonnulla avevàno voluto quel disagio de l'andar a piede. Al quale io mi volsi, vedutolo in sul mezzo del ponte, e lo pregai che venissi pianamente, per che egli era in luogo molto pericoloso. Questo uomo, che non potette mancare alla sua franciosa natura, mi disse in francioso che io era uomo di poco animo, e che quivi non era punto di pericolo. Mentre che diceva queste parole, volse pugnere un poco il cavallo, per la qual cosa subito il cavallo isdrucciolò fuor del ponte, e con le gambe inverso il cielo cadde a canto a un sasso grossissimo. E perché Idio molte volte è misericordioso de' pazzi, questa bestia insieme con l'altra bestia e suo cavallo dettono innun tonfano grandissimo, dove gli andorno sotto, e lui e il cavallo.


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
pagine 536

   





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