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      Subito veduto questo, con grandissima prestezza io mi cacciai a correre, e con gran difficoltà saltai in su quel sasso, e spenzolandomi da esso, aggiunsi un lembo d'una guarnacca che aveva adosso quest'uomo, e per quel lembo lo tirai su, che ancora stava coperto dall'acqua; e perché gli aveva beuto assai acqua, e poco stava che saria affogato, io, vedutolo fuor del pericolo, mi rallegrai seco d'avergli campato la vita. Per la qual cosa costui mi rispose in franzese e mi disse che io non avevo fatto nulla; che la importanza si era le sue scritture, che valevan di molte dicine di scudi: e pareva che queste parole costui me le dicesse in còllora, tutto molle e barbugliando. A questo, io mi volsi a certe guide che noi avevamo, e commissi che aiutassino quella bestia, e che io gli pagherei. Una di quelle guide virtuosamente e con gran fatica si mise a 'iutarlo, e ripescògli le sue scritture, tanto che lui non perse nulla; quell'altra guida mai non volse durar fatica nissuna a 'iutarlo. Arrivati che noi fummo poi a quel luogo sopra ditto - noi avevamo fatto una borsa, la quale era tocca a spendere a me - desinato che noi avemmo, io detti parecchi danari della borsa della compagnia a quella guida, che aveva aiutato trar colui dell'acqua; per la qual cosa costui mi diceva, che quei danari io gliene darei del mio, che non intendeva di dargli altro che quel che noi eramo d'accordo, d'aver fatto l'uffizio della guida. A questo, io gli dissi molte ingiuriose parole. Allora mi si fece incontro l'altra guida, qual non aveva durato fatica, e voleva pure che io pagassi anche lui; e perché io dissi: - Ancora costui merita il premio per aver portato la croce, - mi rispose, che presto mi mostrerebbe una croce, alla quale io piagnerei.


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
pagine 536