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      Il Re di nuovo rispose, che innel suo regno si teneva bonissima iustizia; e sí come Sua Maestà premiava e favoriva maravigliosamente gli uomini virtuosi, cosí per il contrario gastigava i fastidiosi; e perché Sua Santità mi avea lasciato andare, non si curando del servizio di detto Benvenuto, e vedendolo innel suo regno volentieri l'aveva preso al suo servizio; e come uomo suo lo domandava. Queste cose mi furno di grandissima noia e danno, con tutto che e' fussino e' piú onorati favori che si possa desiderare per un mio pari. Il Papa era venuto in tanto furore per la gelosia che gli aveva che io non andassi a dire quella iscellerata ribalderia usatami, che e' pensava tutti e' modi che poteva con suo onore di farmi morire. Il Castellano di Castel Sant'Agnolo si era un nostro fiorentino, il quale si domandava messer Giorgio cavaliere, degli Ugolini. Questo uomo da bene mi usò le maggior cortesie che si possa usare al mondo, lasciandomi andare libero per il Castello a fede mia sola; e perché gl'intendeva il gran torto che m'era fatto, volendogli io dare sicurtà per andarmi a spasso per il Castello, lui mi disse che non la poteva pigliare, avvenga che il Papa istimava troppo questa cosa mia; ma che si fiderebbe liberamente della fede mia, perché da ugniuno intendeva quanto io ero uomo da bene: e io gli detti la fede mia, e cosí lui mi dette comodità che io potessi lavoracchiare qualche cosa. A questo, pensando che questa indegnazione del Papa, sí per la mia innocenzia, ancora per i favori del Re, si dovessi terminare, tenendo pure la mia bottega aperta, veniva Ascanio mio garzone in Castello, e portavami alcune cose da lavorare.


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
pagine 536

   





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