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      - Al quale io dissi, che se lui mi voleva dar libertà da poi, che mi bastava la vista di volare insino in Prati, faccendomi un paio d'alie di tela di rensa incerate. Allora e' disse: - E anche a me ne basterebbe la vista; ma perché il Papa m'ha comandato che io tenga cura di te come degli occhi suoi; io cognosco che tu sei un diavolo ingegnoso che ti fuggiresti; però io ti vo' fare rinchiudere con cento chiave, acciò che tu non mi fugga -. Io mi messi a pregarlo, ricordandogli che io m'ero potuto fuggire e, per amor della fede che io gli avevo data, io non gli arei mai mancato; però lo pregavo per l'amor de Dio, e per tanti piaceri quanti mi aveva fatto, che lui non volessi arrogere un maggior male al gran male che io avevo. In mentre che io gli dicevo queste parole, lui comandava espressamente che mi legassimo, e che mi menassimo in prigione serrato bene. Quando io viddi che non v'era altro rimedio, io gli dissi, presenti tutti e' sua: - Serratemi bene e guardatemi bene, perché io mi fuggirò a ogni modo -. Cosí mi menorno, e chiusonmi con maravigliosa diligenza.
     
      CVIII. Allora io cominciai a pensate il modo che io avevo a tenere a fuggirmi. Subito che io mi veddi chiuso, andai esaminando come stava la prigione dove io ero rinchiuso; e parendomi aver trovato sicuramente il modo di uscirne, cominciai a pensare in che modo io dovevo iscendere da quella grande altezza di quel mastio, ché cosí si domandava quel alto torrione: e preso quelle mie lenzuole nuove, che già dissi che io ne avevo fatte istrisce e benissimo cucite, andai esaminando quanto vilume mi bastava a potere iscendere.


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
pagine 536

   





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