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      Questo servitore corse alla camera del Cardinale, e isvegliatolo, disse: - Monsignor reverendissimo, gli è giú il vostro Benvenuto, il quale s'è fuggito di Castello, e vassene carponi tutto sanguinoso: per quanto e' mostra, gli ha rotto una gamba, e non sappiamo dove lui si vada -. Il Cardinale disse subito: - Correte, e portatemelo di peso qui in camera mia -. Giunto a lui, mi disse che io non dubitassi di nulla; e subito mandò per i primi medici di Roma; e da quelli io fui medicato: e questo fu un maestro Iacomo da Perugia, molto eccellentissimo cerusico. Questo mirabilmente mi ricongiunse l'osso, poi fasciommi, e di sua mano mi cavò sangue; che essendomi gonfiato le vene molto piú che l'ordinario, ancora perché lui volse fare la ferita alquanto aperta, uscí sí grande il furor di sangue, che gli dette nel viso, e di tanta abbundanzia lo coperse, che lui non si poteva prevalere a medicarmi: e avendo preso questa cosa per molto male aúrio, con gran difficoltà mi medicava; e piú volte mi volse lasciare, ricordandosi che ancora a lui ne andava non poca pena a avermi medicato o pure finito di medicarmi. Il Cardinale mi fece mettere in una camera segreta, e subito andatosene a Palazzo con intenzione di chiedermi al Papa.
     
      CXI. In questo mezzo s'era levato un romore grandissimo in Roma: che di già s'era vedute le fascie attaccate al gran torrione del mastio di Castello, e tutta Roma correva a vedere questa inistimabil cosa. Intanto il Castellano era venuto inne' sua maggiori umori della pazzia, e voleva a forza di tutti e' sua servitori volare ancora lui da quel mastio, dicendo che nessuno mi poteva ripigliare se non lui, con il volarmi drieto.


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
pagine 536

   





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