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      Per la qual cosa io mi confidavo con questo giovane greco e gli dicevo: - Fratello carissimo, costoro mi vogliono assassinare, sí che ora è tempo aiutarmi: che pensano che io non me ne avvegga, facendomi questi favori istrasordinari, gli quali son tutti fatti per tradirmi -. Questo giovane da bene diceva: - Benvenuto mio, per Roma si dice che il Papa t'ha dato uno uffizio di cinquecento scudi di entrata; sí che io ti priego di grazia, che tu non faccia che questo tuo sospetto ti tolga un tanto bene -. E io pure lo pregavo con le braccia in croce che mi levassi di quivi, perché io sapevo bene che un Papa simile a quello mi poteva fare di molto bene, ma che io sapevo certissimo che lui studiava in farmi segretamente, per suo onore, di molto male; però facessi presto e cercassi di camparmi la vita di costui: che se lui mi cavava di quivi, innel modo che io gli arei detto, io sempre arei riconosciuta la vita mia dallui; venendo il bisogno, la ispenderei. Questo povero giovane piangendo mi diceva: - O caro mio fratello, tu ti vuoi pure rovinare, e io non ti posso mancare a quanto tu micomandi; sí che dimmi il modo e io farò tutto quello che tu dirai, se bene e' fia contra mia voglia -. Cosí eramo risoluti e io gli avevo dato tutto l'ordine, che facilissimo ci riusciva. Credendomi che lui venissi per mettere in opera quanto io gli avevo ordinato, mi venne a dire che per la salute mia mi voleva disubbidire, e che sapeva bene quello che gli aveva inteso da uomini che stavano appresso a il Papa e che sapevano tutta la verità de' casi mia.


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
pagine 536

   





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