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      Io che non mi potevo aiutare in altro modo, ne restai malcontento e disperato. Questo fu il dí del Corpus Domini nel mille cinquecento trenta nove.
     
      CXV. Passatomi tempo da poi questa disputa, tutto quel giorno sino alla notte, dalla cucina del Papa venne una abbundante vivanda: ancora dalla cucina del cardinale Cornaro venne bonissima provvisione: abbattendosi a questo parecchi mia amici, gli feci restare a cena meco; onde io, tenendo la mia gamba isteccata innel letto, feci lieta cera con esso loro; cosí soprastettono meco. Passato un'ora di notte di poi si partirno; e dua mia servitori m'assettorno da dormire, di poi si messono nell'anticamera. Io avevo un cane nero quant'una mora, di questi pelosi, e mi serviva mirabilmente alla caccia dello stioppo, e mai non istava lontan da me un passo. La notte, essendomi sotto il letto, ben tre volte chiamai il mio servitore, che me lo levassi di sotto il letto, perché e' mugliava paventosamente. Quando i servitori venivano, questo cane si gittava loro adosso per mordergli. Gli erano ispaventati e avevan paura che il cane non fossi arrabbiato, perché continuamente urlava. Cosí passammo insino alle quattro ore di notte. Al tocco delle quattro ore di notte entrò il bargello con molta famiglia drento nella mia camera: allora il cane uscí fuora e gittossi adosso a questi con tanto furore, stracciando loro le cappe e le calze, e gli aveva missi in tanta paura, che lor pensavano che fossi arrabbiato. Per la qual cosa il bargello, come persona pratica, disse: - La natura de' buoni cani è questa, che sempre s'indovinano e predicono il male che de' venire a' lor padroni: pigliate dua bastoncelli e difendetevi dal cane, e gli altri leghino Benvenuto in su questa sieda, e menatelo dove voi sapete -. Sí come io ho detto era il giorno passato del Corpus Domini, ed era in circa a quattro ore di notte.


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
pagine 536

   





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