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      oro malignità. E con questo dibattutomi un pezzo, da poi mi risolsi e subito appiccai sonno.
     
      CXVI. Fattosi l'alba, la guardia mi destò e disse: - O sventurato uomo da bene, ora non è piú tempo a dormire, perché gli è venuto quello che t'ha a dare una cattiva nuova -. Allora io dissi: - Quanto piú presto io esca di questo carcer mondano, piú mi sarà grato, maggiormente essendo sicuro che l'anima mia è salva, e che io muoio attorto. Cristo glorioso e divino mi fa compagno alli sua discepoli e amici, i quali, e Lui e loro, furno fatti morire attorto: cosí attorto son io fatto morire, e santamente ne ringrazio Idio. Perché non viene innanzi colui che m'ha da sentenziare? - Disse la guardia allora: - Troppo gl'incresce di te e piange -. Allora io lo chiamai per nome, il quale aveva nome messer Benedetto da Cagli. Dissi: - Venite innanzi, messer Benedetto mio, ora che io son benissimo disposto e resoluto; molto piú gloria mia è che io muoia attorto, che se io morissi a ragione: venite innanzi, vi priego, e datemi un sacerdote, che io possa ragionar con seco quattro parole; con tutto che non bisogni, perché la mia santa confessione io l'ho fatta col mio Signore Idio; ma solo per osservare quello che ci ha ordinato la santa madre Chiesa; che se bene e' la mi fa questo iscellerato torto, io liberamente le perdono. Sí che venite, messer Benedetto mio, e speditemi prima che 'l senso mi cominciassi a offendere -. Ditte queste parole, questo uomo da bene disse alla guardia che serrassi la porta, perché sanza lui non si poteva far quello uffizio.


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
pagine 536

   





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