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      O come Idio arà mai misericordia di me e dei mia peccati, se io non perdono a quelli che m'hanno fatto grandissime offese? O perché ho io a offendere un uomo da bene, innocente, che m'ha fatto servizio e onore? Vadia, che in cambio di farlo morire, io gli do vita e libertà; e lascio per testamento che nissuno gli domandi nulla del debito della grossa ispesa che qui gli arebbe a pagare -. Questo intese il Papa e l'ebbe molto per male.
     
      CXXI. Io istavo intanto colle mie solite orazione e scrivevo il mio Capitolo, e cominciai a fare ogni notte i piú lieti e i piú piacevoli sogni che mai immaginar si possa; e sempre mi pareva essere insieme visibilmente con quello che invisibile avevo sentito e sentivo bene ispesso, a il quale io non domandavo altra grazia se none lo pregavo, e strettamente, che mi menassi dove io potessi vedere il sole, dicendogli che era quanto desiderio io avevo; e che se io una sola volta lo potessi vedere, da poi io morrei contento. Di tutte le cose io avevo in questa prigione dispiacevoli, tutte mi erano diventate amiche e compagne, e nulla mi disturbava. Se bene quei divoti del Castellano, che aspettavano che il Castellano m'impiccassi a quel merlo dove io ero sceso, sí come lui aveva detto, veduto poi che il detto Castellano aveva fatta un'altra resoluzione tutta contraria da quella; costoro, che non la potevano patire, sempre mi facevano qualche diversa paura, per la quale io dovessi pigliare spavento per la perdita della vita. Sí come io dico, a tutte queste cose io m'ero tanto addimesticato, che di nulla io non avevo piú paura e nulla piú mi moveva; solo questo desiderio, che il sognare di vedere la spera del sole.


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
pagine 536

   





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