Pagina (325/536)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Ascanio, se bene egli era armato benissimo, non fece segno di fuggire, come aveva fatto quel milanese; di modo che questi dua non furno tocchi. Io, che avevo dato di piè al cavallo e in mentre che lui galoppava, prestamente avevo rimesso in ordine e carico il mio archibuso e tornavo arrovellatoindietro, parendomi aver fatto da motteggio, per voler fare daddovero, e pensavo che quei mia giovani fussino stati ammazzati, resoluto andavo per morire anch'io. Non molti passi corse il cavallo indietro, che io riscontrai che inverso me venivano, ai quali io domandai se gli avevano male. Rispose Ascanio, che Pagolo era ferito d'uno spuntone a morte. Allora io dissi: - O Pagolo figliuol mio! Addunche lo spuntone ha sfondato il giaco? - No - disse - ché il giaco avevo messo nella bisaccia questa mattina -. Addunche e' giachi si portano per Roma per mostrarsi bello alle dame? e inne' luoghi pericolosi, dove fa mestiero avergli, si tengono alla bisaccia? Tutti e' mali che tu hai, ti stanno molto bene e se' causa che io voglio andare a morire quivi anch'io or ora - e in mentre che io dicevo queste parole, sempre tornavo indietro gagliardamente. Ascanio e lui mi pregavono che io fussi contento per l'amor de Dio salvarmi e salvargli, perché sicuro s'andava alla morte. In questo scontrai quel messer Cherubino, insieme con quel milanese ferito: subito mi sgridò, dicendo che nissuno non aveva male, e che il colpo di Pagolo era ito tanto ritto, che non era isfondato; e che quel vecchio delle poste era restato in terra morto, e che i figliuoli, con altre persone assai, s'erano messi in ordine, e che al sicuro ci arebbon tagliati tutti a pezzi: - Sicché, Benvenuto, poiché la fortuna ci ha salvati da quella prima furia, non la tentar piú, ché la non ci salverebbe -. Allora io dissi: - Da poi che voi sete contenti cosí, ancora io son contento - e voltomi a Pagolo e Ascanio, dissi loro: - Date di piè a' vostri cavalli, e galoppiamo insino a Staggia sanza mai fermarci, e quivi saremo sicuri -. Quel milanese ferito disse: - Che venga il canchero ai peccati! ché questo male che io ho, fu solo per il peccato d'un po' di minestra di carne che io mangiai ieri, non avendo altro che desinare -. Con tutte queste gran tribulazioni che noi avevamo, fummo forzati a fare un poco di segno di ridere di quella bestia e di quelle sciocche parole che lui aveva detto.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
pagine 536

   





Ascanio Pagolo Pagolo Roma Dio Cherubino Pagolo Benvenuto Pagolo Ascanio Staggia Ascanio