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      ece con arte il tardare insino a tre ore di notte a contarmi li detti dinari. Io, che non mancai di diligenza, mandai a chiamare parecchi di quei mia lavoranti, che venissino a farmi compagnia, perché era cosa di molta importanza. Veduto che li detti non venivano, io domandai a quel mandato, se gli aveva fatto l'anbasciata mia. Un certo ladroncello servitore disse che l'aveva fatta, e che loro avevan detto non poter venire; ma che lui di buona voglia mi porterebbe quelli dinari: al quale io dissi, che li dinari volevo portar da me. Intanto era spedito il contratto, contato li dinari e tutto. Messomili nella sportellina ditta, di poi messi il braccio nelle dua manichi; e perché entrava molto per forza, erano ben chiusi, e con piú mia comodità gli portavo che se fussi stato un sacchetto. Ero bene armato di giaco e maniche, e con la mia spadetta e 'l pugnale accanto prestamente mi messi la via fra gambe.
     
      XVII. In quello stante viddi certi servitori, che, bisbigliando, presto ancora loro si partirno di casa, mostrando andare per altra via che quella dove io andavo. Io che sollecitamente camminavo, passato il ponte al Cambio, venivo su per un muricciuolo della fiumara, il quale mi conduceva a casa mia a Nello. Quando io fui appunto dagli Austini, luogo pericolosissimo se ben vicino a casa mia cinquecento passi; per essere l'abitazione del castello a drento quasi che altretanto, non si sarebbe sentito la voce, se io mi fussi messo a chiamare, ma resolutomi in un tratto che io mi veddi scoperto a dosso quattro con quattro spade, prestamente copersi quella sportellina con la cappa, e messo mano in su la mia spada, veduto che costoro con sollecitudine mi serravano, dissi: - Dai soldati non si può guadagnare altro che la cappa e la spada; e questa, prima che io ve la dia, spero l'arete con poco vostro guadagno -. E pugnando contro a di loro animosamente, piú volte m'apersi, acciò che, se e' fussino stati di quelli indettati da quei servitori, che m'avevan visto pigliare i danari, con qualche ragione iudicassino che io non avevo tal somma di danari addosso.


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
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