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      XXI. In termine d'un mese e mezzo il Re ritornò a Parigi; e io, che avevo lavorato giorno e notte, l'andai a trovare, e portai meco il mio modello, di tanta bella bozza che chiaramente s'intendeva. Di già era cominciato a rinnovare le diavolerie della guerra in fra lo Imperadore e lui, di modo che io lo trovai molto confuso; pure parlai col cardinale di Ferrara, dicendogli che io avevo meco certi modelli, i quali m'aveva commesso Sua Maestà: cosí lo pregai che se e' vedeva tempo da commettere qualche parola per causa che questi modegli si potessin mostrare, - io credo che il Re ne piglierebbe molto piacere -. Tanto fece il Cardinale; propose al Re detti modelli; subito il Re venne dove io avevo i modelli. Imprima avevo fatto la porta del palazzo di Fontana Beliò: per non alterare il manco che io potevo, l'ordine della porta che era fatta a ditto palazzo, qual era grande e nana, di quella lor mala maniera franciosa; la quale era l'apritura poco piú d'un quadro, e sopra esso quadro un mezzo tondo istiacciato a uso d'un manico di canestro: in questo mezzo tondo il Re desiderava d'averci una figura, che figurassi Fontana Beliò. Io detti bellissima proporzione al vano ditto; di poi posi sopra il ditto vano un mezzo tondo giusto; e dalle bande feci certi piacevoli risalti, sotto i quali nella parte da basso, che veniva a conrispondenza di quella di sopra, posi un zocco; e altanto di sopra; e in cambio di due colonne, che mostrava che si richiedessi sicondo le modanature fatte di sotto e di sopra, avevo fatto un satiro in ciascuno de' siti delle colonne.


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
pagine 536

   





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