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      Il quale se ne rise, e mi disse che in capo di tre anni comincierebbe a pensarvi. Io non sapevo che costui era domestico servitore di madama di Tampes: e se e' non fussi stato che quella causa di madama di Tampes mi faceva un po' piú pensare alle cose, che prima io non facevo, lo arei subito mandato via; ma volsi aver pazienzia quei tre giorni; i quali passati che e' furno, sanza dire altro, presi todeschi, italiani e franciosi, con l'arme in mano, e molti manovali che io avevo; e in breve tempo sfasciai tutta la casa, e le sue robe gittai fuor del mio castello. E questo atto alquanto rigoroso feci, perché lui aveva dettomi, che non conosceva possanza di italiano tanto ardita che gli avessi mosso una maglia del suo luogo. Però, di poi il fatto, questo arrivò; al quale io dissi: - Io sono il minimo italiano della Italia, e non t'ho fatto nulla appetto a quello che mi basterebbe l'animo di farti, e che io ti farò, se tu parli un motto solo - con altre parole ingiuriose che io gli dissi. Quest'uomo, attonito e spaventato, dette ordine alle sue robe il meglio che potette; di poi corse a madama de Tampes, e dipinse uno inferno; e quella mia gran nimica, tanto maggiore, quanto lei era piú eloquente e piú d'assai, lo dipinse al Re; il quale due volte, mi fu detto, si volse crucciar meco e dare male commessione contro a di me; ma perché Arrigo Dalfino suo figliuolo, oggi re di Francia, aveva ricevuto alcuni dispiaceri da quella troppo ardita donna, insieme con la regina di Navarra, sorella del re Francesco, con tanta virtú mi favorirno, che il Re convertí in riso ogni cosa: per la qual cosa, con il vero aiuto de Dio io passai una gran fortuna.


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
pagine 536

   





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