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      Or qui si cognosce quanto la gran virtú de Dio non lascia mai impunito di qualsivoglia sorta di uomini, che fanno torti e ingiustizie agli innocenti. Questo uomo come perdonanza mi chiese alla presenza di quelli, che poco da poi feciono le mie vendette, insieme con quelle di molti altri ch'erano istati assassinati da lui; però nessun Signore, per grande che e' sia, non si faccia beffe della giustizia de Dio, sí come fanno alcuni di quei che io cognosco, che sí bruttamente m'hanno assassinato, dove al suo luogo io lo dirò. E queste mie cose io non le scrivo per boria mondana, ma solo per ringraziare Idio, che m'ha campato da tanti gran travagli. Ancora di quelli che mi s'appresentano innanzi alla giornata, di tutti allui mi querelo, e per mio propio difensore chiamo e mi raccomando. E sempre, oltra che io m'aiuti quanto io posso, da poi avvilitomi dove le debile forze mie non arrivano, subito mi si mostra quella gran bravuria de Dio, la quale viene inaspettata a quelli che altrui offendono a torto, e a quelli che hanno poco cura della grande e onorata carica, che Idio ha dato loro.
     
      LII. Torna'mene all'osteria e trovai che il sopra detto Duca m'aveva mandato abbundantissimamente presenti da mangiare e da bere, molto onorati: presi di buona voglia il mio cibo; da poi, montato a cavallo, me ne venni alla volta di Fiorenze; dove giunto che io fui, trovai la mia sorella carnale con sei figliolette, che una ve n'era da marito e una ancora a balia: trovai il marito suo, il quale per vari accidenti della città non lavorava piú dell'arte sua.


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
pagine 536

   





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