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      Venuto il desiderato giorno, me n'andai a Palazzo; e siccome per usanza par che sempre gli avvenga, che le male nuove si dieno con piú diligenzia che non fanno le buone, messer Iacopo Guidi segretario di Sua Eccellenzia illustrissima mi chiamò con una sua bocca ritorta e con voce altiera, e ritiratosi tutto in sé, con la persona tutta incamatita, come interizzata, cominciò in questo modo a dire: - Dice il Duca che vuole saper da te quel che tu dimandi del tuo Perseo -. Io restai ismarrito e maravigliato: e subito risposi come io non ero mai per domandar prezzo delle mie fatiche, e che questo nonnera quello che mi aveva promesso Sua Eccellenzia dua giorni sono. Subito questo uomo con maggior voce mi disse che mi comandava spressamente da parte del Duca, che io dicessi quello che io ne volevo, sotto la pena della intera disgrazia di Sua Eccellenzia illustrissima. Io che m'ero promesso non tanto di aver guadagnato qualche cosa per le gran carezze fattemi da Sua Eccellenzia illustrissima, anzi maggiormente mi ero promesso di avere guadagnato tutta la grazia del Duca, perché io nollo richiedevo mai d'altra maggior cosa che solo della sua buona grazia: ora questo modo, innaspettato da me, mi fece venire in tanto furore: e maggiormente per porgermela in quel modo che faceva quel velenoso rospo. Io dissi, che quando 'l Duca mi dessi dieci mila scudi, e' non me la pagherebbe, e che, se io avessi mai pensato di venire a questi meriti, io non mi ci sarei mai fermo. Subito questo dispettoso mi disse una quantità di parole ingiuriose; e io il simile feci allui.


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
pagine 536

   





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