Pagina (525/536)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Come a Dio piacque arrivai di notte, con gran fatica, e subito detti ordine d'andarmene a riposare. La notte io non mi potetti mai riposare, e di piú mi si mosse 'l corpo, il quale mi sforzò parecchi volte a 'ndare al destro, tanto che, essendosi fatto dí chiaro, io sentendomi ardere il sesso, volsi vedere che cosa la fussi: trovai la pezza molto sanguinosa. Subito io mi immaginai di aver mangiato qualche cosa velenosa, e piú e piú volte mi andavo esaminando da me stesso, che cosa la potessi essere stata: e mi tornò in memoria quei piatti e scodelle e scodellini, datimi differenziati dagli altri la detta moglie dello Sbietta; e perché quel mal prete, fratello dello Sbietta, ed essendosi tanto affaticato in farmi tanto onore, e poi non volere restare a cena con esso noi; e ancora mi tornò in memoria l'aver detto il detto prete come il suo Sbietta aveva fatto un sí bel colpo con l'aver venduto un podere a un vecchio a vita, il quale non passerebbe mai l'anno; ché tal parole me l'aveva ridette quell'uomo dabbene di Giovanni Sardella. Di modo che io mi risolsi, che eglino m'avessino dato innuno scodellino di salsa, la quale si era fatta molto bene e molto piacevole da mangiare, una presa di silimato, perché il silimato fa tutti quei mali che io mi vedevo d'avere; ma perché io uso di mangiare poche salse o savori colle carne, altro che 'l sale, imperò e mi venne mangiato dua bocconcini di quella salsa, per essere cosí buona alla bocca. E mi andavo ricordando come molte volte la detta moglie dello Sbietta mi sollicitava con diversi modi, dicendomi che io mangiassi quella salsa: di modo che io conobbi per certissimo che con quella detta salsa eglino mi avevano dato quel poco del silimato.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
pagine 536

   





Dio Sbietta Sbietta Sbietta Giovanni Sardella Sbietta