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      Distingue nel capitolo ii coloro che vengono all’arte per inclinazione naturale e per gentilezza d’animo, da quelli che la seguitano per povertà e necessità del vivere; commendando sopra tutti chi si mette a quella per amore e per gentilezza. Dice nel iii di quali virtù debbono esser ornati quelli che si dànno alla pittura; ciò sono: amore, timore, ubbidienza e perseveranza. Nei capitoli che seguitano fino al xxiv, espone ciò che si appartiene al disegnare in ogni maniera con stile di piombo, con penna, e con carbone. Dal xxv al lxii parla della natura de’ diversi colori, del macinarli e mescolarli, e come si facciano i pennelli; del modo di lavorare in muro in fresco e in secco, e delle misure e proporzioni del corpo umano; del modo di fare i colori con olio di semelino e del dipignere con essi sopra ogni materia. – Non ommette di additare i lavori più materiali e le operazioni più meccaniche dell’arte; come a dire: delle carte lucide e delle tinte; delle colle; dello spianare, agguagliare, ingessare le tavole per dipingere; del disegnare sulle tavole; del farvi i rilievi; del mettere d’oro, del brunire e del granare; del ritrarre e contraffare ogni maniera di drappi, velluti e panni, visi, capelli, barbe, casamenti, alberi, montagne ed ogni oggetto; dei mordenti; delle vernici e del vernicare; dei lavori di vetro e del musaico; del miniare e mettere d’oro in carta; del modo di lavorare in tela e in seta, in panni e in lana; del fare elmi per tornei e giostre, cimieri, cofani e forzieri; dell’improntare di naturale e del gettare dal vivo in gesso.


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Il libro dell'arte
o Trattato della pittura
di Cennino Cennini
Le Monnier Firenze
1859 pagine 275