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      Usando invece di colori stemperati coll’olio, e mantenendo il modo di esecuzione praticato nel lavorare a tempera, il pittore era impedito dal continuare il lavoro, fino a che i colori non fossero seccati. Accidente molto incomodo, dal quale venne alla pittura a olio l’accusa di essere troppo lunga e tediosa. E finchè non si giunse a toglier via questa molesta lentezza, fu sempre preferita la maniera prima di dipingere a tempera, perchè più facile, e perchè con essa si otteneva a un dipresso l’effetto medesimo; essendosi trovato il modo di dare con una vernice tale lucidezza e durata ai dipinti, che molto si assomigliano in questo alle pitture a olio, nè per analisi chimica si possono distinguer punto da queste. E secondo il Vasari, anche il Van-Eyk avrebbe usato, ne’ primi anni, di questa maniera di dipingere.13
      Ma questa imperfetta pratica del colorire a olio sarebbesi abbandonata del tutto, se un artefice di acuto e sofistico ingegno, com’era il Van-Eyk, non fosse arrivato a conoscere che appunto in quella molesta proprietà del colore a olio, che ne rendeva così difficile l’uso, era riposta la maggiore bontà, il principale requisito ad ottenere questa nuova maniera di colorire, e la sua eccellenza sopra d’ogni altra. Ora di tutti gli escipienti usati nella pittura, l’olio vegetale è quello che più d’ogn’altro ha il vantaggio di mantenere tutti i colori freschi e molli quel tanto che fa di mestieri al pittore per usarne con mano libera e franca. Il che non può dirsi de’ colori a tempera, rispetto a’ quali egli è obbligato a preparare sulla tavolozza i varii toni ogni volta ch’e’ si pone a dipingere, per l’asciugarsi ch’essi fanno appena distesi; mentre adoperando i colori a olio, egli ha tempo e modo di porre e distendere l’una accanto all’altra liberamente tutte le tinte; e per l’arrendevolezza e docilità dei colori, può col franco condurre del pennello mescolarli e unirli in un insieme armonioso, da far parere l’opera sua di un sol getto.


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Il libro dell'arte
o Trattato della pittura
di Cennino Cennini
Le Monnier Firenze
1859 pagine 275

   





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