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      Sieno elleno tinte; però che in una medesima forma si tinge l’una che l’altra, e d’una medesima tempera. E puoi fare le tue tinte o in rossetta, o in biffo, o in verde; o azzurrine, o berrettine cioè colore bigie, o incarnate, o come ti piace; chè tutte vogliono medesime tempere, e medesimo tempo a macinare colori; e in tutte per un medesimo modo si può disegnare. È vero che la tinta verde comunemente per la più gente si usa più e più, ed è più comunale sì per l’aombrare e sì per lo imbiancheggiare: benchè più innanzi dichiarerone ogni triare di colori, e loro natura, e loro tempere. In brieve, qui ti darò un brieve modo, per lo bisogno che hai a venire al tuo disegnare, e del tuo tingere delle carte.
      CAPITOLO XVI.
      Come si fa la tinta verde in carta da disegnare; e ’l modo di temperarla.
      Quando tu vuo’ tignere carta di cavretto, o veramente foglio di carta bambagina, togli quanto una mezza noce di verdeterra, e per la metà d’essa un po’ d’ocria; e per la metà dell’ocria, biacca soda; e quanto una fava, d’osso (con quell’osso che indrieto t’ho detto da disegnare); e, quanto mezza fava, di cinabro; e macina bene tutte queste cose in su prieta proferitica con acqua di pozzo, o di fontana, o di fiume. E tanto le macina, quanto hai sofferenza di poter macinare, chè mai non possono essere troppo; chè quanto più le macini, più perfetta tinta vienne. Poi tempera le predette cose con colla di questa tempera e fortezza: togli uno spicchio di colla dagli speziali, non di pesce, e mettila in uno pignattello in molle in tanta acqua chiara e netta, quanto possa tenere due mugliuòli comuni, per ispazio di sei ore.


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Il libro dell'arte
o Trattato della pittura
di Cennino Cennini
Le Monnier Firenze
1859 pagine 275