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      Poi, questo pignattello mettilo a fuoco, che sia temperato; e schiumalo quando bolle. Quando ha bollito un poco, tanto veggia la colla ben disfatta, colala due volte. Poi togli un vasello da pintori, grande, e capace ai detti colori macinati; e mettivi tanta di questa colla, che corra bene al pennello; e togli un pennello di setole, grossetto, che sia morbido. Poi abbi quella tua carta che vuoi tignere; e di questa tinta ne da’ distesamente per lo campo della tua carta, menando la mano leggiermente, e ’l pennello squasi mezzo asciutto, ora per uno verso ora per l’altro; e così ne da’ tre o quattro volte o cinque, tanto che veggia che ugualmente la carta sia tinta. E sta’ di spazio dall’una volta all’altra tanto, che ciascuna volta asciughi. E se vedessi che per lo tuo tignere aridisse o incoiasse per la tinta, è segno che la tempera è troppo forte: e però, quando dài la prima fiata, ponvi rimedio. Come? Mettivi dentro dell’acqua chiara tepida. Quando è asciutta e fatta, togli un coltello, e va’ col taglio fregando su per lo foglio tinto, leggiermente, acciò che levi via se nessun granelluzzo vi fusse.
      CAPITOLO XVIICome tu dèi tingere la carta di cavretto, e in che modo la debbi brunire.
      Quando tu vuoi tignere la carta di cavretto, convienti prima bagnarla con acqua di fontana o di pozzo, tanto diventi molliccica e morbida. Poi la ferma con bullette tirata su per una asse, a modo di carta di tamburo; e, per lo simile detto di sopra, le da’ la tinta a tempo. Se caso fosse che la carta bambagina o pecorina non fosse piana a tuo modo, piglia la detta carta, pigliala, e mettila in su un’asse di noce, o in su una prieta ben piana e pulita.


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Il libro dell'arte
o Trattato della pittura
di Cennino Cennini
Le Monnier Firenze
1859 pagine 275