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      Non andiamo più innanzi, e torniamo al nero colore. Per triarlo come si dè’, togli una prieta proferitica rossa, la quale è pietra forte e ferma: chè sono di più ragioni pietre da macinare colori, sì come proferito, serpentino e marmo. Il serpentino è tenera prieta, e non è buona; il marmo è piggiore, ch’è troppo tenera. Ma sopra tutto è ’l proferito: e se togli di quelli così lucidi lucidi, è meglio; e meglio un di quelli che non sieno tanto tanto puliti; e di larghezza da mezzo braccio in su di quadro. Poi togli una prieta da tenere in mano, pur proferitica, piana di sotto e colma di sopra, in forma di scodella, e di grandezza men di scodella, in forma che la mano ne sia donna di poterla menare, e guidarla in qua e là come le piace. Poi togli quantità di questo negro, o di altro color che sia, quanto sarebbe una noce, e metti in su questa pría; e con quella che tieni in mano, stritola bene questo negro. Poi togli acqua chiara o di fiume, o di fontana, o di pozzo, e macina il detto negro per spazio di mezza ora, o di una ora, o di quanto tu vuoi; ma sappi, se ’l triassi un anno, tanto sarà più negro e miglior colore. Poi togli una stecca di legno sottile, larga tre dita, c’abbia il taglio come di coltello; e con questo taglio frega su per questa pría, e raccogli il detto colore nettamente, e mantiello liquido, e non troppo asciutto, acciò che corra bene alla pietra, e che ’l possa ben macinare, e ben raccoglierlo. Poi il metti nel vasellino, e mettivi dentro dell’acqua chiara predetta, tanta che ’l vasello sia pieno; e così lo tieni sempre in molle e ben coperto dalla polvere e d’ogni cattiveria, cioè in una cassettina atta a tenere più vaselli di licori.


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Il libro dell'arte
o Trattato della pittura
di Cennino Cennini
Le Monnier Firenze
1859 pagine 275