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      Poi con una punta di coltellino radi, che torni gualiva all’altro piano. Va’ ancora procurando se v’è chiovi48 o ferro o punta di ferro che avanzasse il piano, sbattilo bene dentro infra l’asse. Abbi poi colla con pezzuoli di stagno battuto come quattrini, e cuopri bene dov’è ferro: e questo si fa, perchè la ruggine del ferro non passi mai sopra il gesso. Il piano dell’ancone mai non vuole essere troppo pulito. Abbi prima colla fatta di mozzature di carte pecorine, bollita tanto, che rimanga delle tre parti l’una. Tastala colle palme delle mani; e quando senti che l’una palma si appicca coll’altra, allora è buona. Colala due o tre volte. Poi abbi in una pignatta, mezza di questa colla, e il terzo acqua, e falla ben calda. Poi con un pennello di setole, grosso e morbido, da’ di questa colla su per la tua ancona, e sopra fogliami, civori, o colonnelli, o ciò che lavoro fusse che abbia a ingessare; poi la lascia seccare. Togli poi della tua prima colla forte, e danne col tuo pennello due volte sopra il detto lavoro, e lasciala sempre seccare dall’una volta all’altra; e rimane incollata perfettamente. E sai che fa la prima colla? Un’acqua che viene ad essere men forte; e appunto come fussi digiuno e mangiassi una presa di confetto, e beessi un bicchiere di vino buono, ch’è un invitarti a desinare. Così è questa colla: è un farsi accostare il legname a pigliare le colle e gessi.
      CAPITOLO CXIV.
      Come si dee impannare in tavola.
      Incollato che hai, abbi tela, cioè panno lino, vecchio, sottile, di lesco bianco, senza unto di nessun grasso.


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Il libro dell'arte
o Trattato della pittura
di Cennino Cennini
Le Monnier Firenze
1859 pagine 275

   





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