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      Quando l’hai per tutto mettuto d’oro; se vuoi, il puoi lasciare stare in nell’altro dì; e poi togli una penna, e spazza per tutto: e se vuoi ricogliere il detto oro che casca, o vero spazzatura, serbalo; ch’è buono per orefici, o per tua fatti. Poi togli della bambagia ben netta e nuova, e va’ brunendo perfettamente il tuo fregio mettuto d’oro.
      CAPITOLO CLII.
      Come puoi temperare questo mordente per mettere più presto d’oro.
      Se vuoi che questo mordente, detto di sopra, duri otto dì; innanzi che sia da mettere d’oro, non vi mettere verderame. Se vuoi che duri quattro dì, mettivi un poco di verderame. Se vuoi che ’l mordente sia buono dall’un vespero all’altro, mettivi dentro assai verderame, e ancora un miccino di bolo. E se trovassi che nessuna persona ti biasimasse il verderame, perchè non pervenisse a contaminare l’oro, lásciati dire; chè io l’ho provato che l’oro si conserva bene.
      CAPITOLO CLIII.
      Il modo di fare un altro mordente coll’aglio; e dove sia meglio adoperarlo.
      È un altro mordente, il quale si fa per questo modo. Togli agli mondi, in quantità di due o tre scodelle o una; pestagli in mortaio, strucali con pezza lina due o tre volte. Piglia questo sugo, e tria con esso un poco di biacca e di bolo, sottile quanto più puoi al mondo. Poi l’asuna; mettilo in un vasello, cuoprilo e conservalo: chè quanto più è vecchio e antico, tanto più è migliore. Non torre aglietti nè agli giovani; togli d’un mezzo tempo. E quando vuoi adoperare del detto mordente, mettine un poco in un vasellino invetriato, e con poca d’orina, e rimena con un fuscellino bellamente tanto, a tuo modo, ch’al detto tuo pennello corra da poterlo abilmente lavorare.


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Il libro dell'arte
o Trattato della pittura
di Cennino Cennini
Le Monnier Firenze
1859 pagine 275

   





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