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      CAPITOLO CLXXIX.
      Come, avendo dipinto il viso umano, si lavi e netti dal colore.
      Usando l’arte, per alcune volte t’addiverrà avere a tignere o dipignere in carne, massimamente colorire un viso d’uomo o di femmina. I tuoi colori puoi fare temperati con uovo; o vuoi, per caleffare, ad oglio o con vernice liquida, la quale è più forte tempera che sia. Ma vorrai tu lavarla poi la faccia di questo colore, o ver tempere? togli rossumi d’uovo, a poco a poco gli frega alla faccia, e con la mano va’ istropicciando. Poi togli acqua calda bollita con romola, o ver crusca, e lavagli la faccia: e poi ripiglia un rossume d’uovo e di nuovo gli stropiccia la faccia. Avendo poi per lo detto modo dell’acqua calda, rilavagli la faccia. Tante fiate fa’ così, che la faccia rimarrà di suo colore di prima; non contando di più di questa materia.
      CAPITOLO CLXXX.
      Perchè le donne debbansi astenere dall’usare acque medicate per la pelle.
      Egli accaderebbe in servigio delle giovani donne, spezialmente di quelle di Toscana, di dimostrare alcuno colore del quale hanno vaghezza, e usano di farsi belle e di alcune acque. Ma perchè le Padovane60 non l’usano, e per non dar loro cagione di riprendermi, e similmente è in dispiacere di Dio e di Nostra Donna; pertanto mi tacerò. Ma ben ti dico, che per volere conservare la faccia tua gran tempo di suo colore, usa lavarti con acqua di fontana, di pozzo, o di fiume: avvisandoti che se usi altra manual fattura, il volto viene in corto tempo vizzo, e i denti negri, e finalmente le donne invecchiano innanzi il corso del tempo, e pervegnon le più sozze vecchie che possa essere.


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Il libro dell'arte
o Trattato della pittura
di Cennino Cennini
Le Monnier Firenze
1859 pagine 275

   





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